BUON COMPLEANNO ITALIA!

domenica 3 aprile 2011

FRATELLI D' ITALIA: IL SIGNIFICATO









Dell’elmo di Scipio: L’Italia – ci dicono questi versi – si è scossa da un sonno secolare e ha indossato l’elmo di Scìpio perché, seguendo il suo esempio, ha deciso di liberarsi per sempre dagli invasori. “Scìpio” è Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano, trionfatore sui cartaginesi nella battaglia di Zama, che mise fine alla seconda guerra punica. Quella guerra aveva rappresentato uno dei momenti più drammatici per la Repubblica Romana. Nel 218 a.C., Annibale aveva condotto l’esercito di Cartagine dalla Spagna, attraverso le Alpi, ad invadere l’Italia. Roma gli si era inutilmente opposta, andando incontro alle sanguinose sconfitte del Ticino, della Trebbia e del Trasimeno. A Canne, nel 216, Roma aveva subìto una delle più disastrose disfatte della sua storia. Ma Annibale non ritenne, o non fu in grado, di portare l’attacco definitivo all’Urbe. Così Roma ebbe il tempo per riprendersi, per riorganizzare le proprie forze e per portare la guerra direttamente in Africa. Nel 202, sotto il comando di Scipione l’Africano, le legioni romane si scontrarono con l’esercito di Annibale a Zama (nell’attuale Algeria). Benché inferiori di numero, i Romani sbaragliarono i nemici, infliggendo loro una sconfitta che rappresentò la fine della potenza cartaginese.


Le porga la chioma: Anticamente alle schiave venivano tagliate le chiome – per distinguerle dalla donne libere che portavano, invece, i capelli lunghi. La Vittoria, ci dice il poeta, deve porgere le chiome per farsele tagliare, in quanto schiava di “Roma semper victrix”, sempre vittoriosa.


Stringiamci a coorte: La coorte (cohors) era un’unità della legione romana. Diversa per numero e composizione nelle varie epoche, poteva essere coorte legionaria (la decima parte di una legione), coorte ausiliaria (costituita da alleati dei Romani), coorte pretoria (la guardia del corpo dell’imperatore), coorte urbana (la guarnigione dell’Urbe). Il termine è passato ad indicare in generale una schiera di armati.


Perché siam divisi: il fondamentale ideale che mosse il Risorgimento italiano fu la realizzazione dell' unitá della Patria. Dalla fine dell' impero romano d' occidente,l' Italia era rimasta frammentata in una miriade di stati piú o meno grandi, talvolta deboli ed effimeri, talvolta potenti e duraturi, ma quasi costantemente intenti a feroci lotte fraticide che avevano indebolito l' idea stessa di nazione e avevano inevitabilmente favorito, quando non avevano addirittura sollecitata, l' occupazione straniera.Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone, il congresso di Vienna aveva sancito la divisione del territorio italiano nei vari stati raffigurati nella cartina. Fu a partire da questa situazione che si inizió a ricostruire l' unitá del suolo patrio: le Guerre d' Indipendenza scandirono le varie fasi del Risorgimento fondendo insieme gli italiani, come auspicava il poeta, sotto un' unica banbiera: il Tricolore. L' unitá d' Italia fu raggiunta infine con loa vittoria nella Prima Guerra Mondiale e la conseguente redenzione delle ultime terre ancora rimaste sotto il dominio straniero: Trento e Trieste.

Uniamoci, amiamoci: tutta la storia é animata dalla profonda religiositá mazziniana. Mazzini concepiva la rivoluzione che avrebbe portato all' unitá dell' Italia come un vero e proprio dovere religioso da attuare in favore del popolo.Nella sua visione, la sovranitá non é di una singola persona, per quanto nobile e valorosa, ma risiede in tutto il popolo, ed esso deriva direttamente dal volere di Dio. L' espressione "Dio e popolo", che sintetizzava questo aspetto dell' ideale mazziniano, significava il manifestarsi di Dio attraverso il popolo e intendeva dire che la nazione "dev'essere un' operaia al servizio di Dio" e quindi dell' Umanitá.

In questa ottica il giuramento di "far libero il suolo natio" assume il carattere sacrale dell' impegno preso con la Divinitá.


Dovunque é Legnano:

il 29 Maggio 1176 l' esercito della Lega Lombarda, preceduto dal simbolo dell' autonomia comunale, il Carroccio (un grande carro trainato da buoi bianchi), e composto da centinaia di volontari che avevano giurato di "vinc
ere o morire", sconfissero l' imperatore Federico Brabarossa.



Ogn' uom di Ferruccio: riferimento a
Francesco Ferrucci, eroico difensore della Repubblica di Firenze (1527-1530) contro l' esercito dell' imperatore Carlo V d' Asburgo. Nonostante i successi iniziali, i fiorentini furono soverchieti dai nemici. Ferrucci fiu fatto prigioniero e ormai morente fu vigliaccamente finito con una pugnalata da Fabrizio Maramaldo. "Vile, tu uccidi un uomo morto furono le ultime parole di Ferrucci.

Con questo fatto Ferrucci resta per sempre il
simbolo del valore indomito lealmente posto al servizio della Patria e della libertá; "maramaldo" nella lingua italiana invece é passato ad ess

ere il simbolo di una persona malvagia e prepotente che infierisce sui
vinti e sugli inermi.


Si chiaman Balilla
:
si riferisce a Giambattista Perasso (Balilla), un ragazzo genovese che il 7 dicembre 1746 diede inizio ad una rivolta popolare che scacció dalla cittá gli invasori austro piemontesi.

I vespri suonó: tutte le campane d' Italia hanno suonato per chiamare alla rivolta contro l' invasore come fecero durante i Vespri Siciliani nel 1282 quando una sommossa popolare scacció i francesi.


Le spade vendute: riferimento ai mercenari
al servizio degli invasori per denaro.


Il sangue polacco: qui il poeta che scrisse l' Inno degli italiani nel 1847, fa riferimento ad un episodio accaduto l' anno precedente quando la Polonia era insorta contro l' occupazione straniera, ma la rivolta era stata soffocata nel sangue.

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